Dicembre 2018
Un mese che racconta un anno intero: dicembre all’insegna della volatilità legata alle incertezze sulle prospettive di futura crescita dell’economia globale. I comparti di FonDemain, pur registrando una generalizzata flessione, rispondono bene alla complessa situazione grazie alla diversificazione e al prudente approccio che da sempre caratterizza la gestione finanziaria del Fondo.
Questo 2018, difficile da interpretare sotto molti punti di vista, si chiude con un mese caratterizzato dall’elevata volatilità; da molto tempo non si osservava tanta incertezza da parte degli operatori finanziari sia sugli asset azionari che su quelli obbligazionari. In questo scenario le dichiarazioni di Trump sull’introduzione di dazi nell’importazione di merci dall’estero e sulla volontà di intervenire nelle decisioni di politica monetaria della FED (la cui indipendenza da altri organi politici è storicamente vista come pilastro centrale sui cui si base l’intero sistema
finanziario) hanno contribuito a surriscaldare gli animi. Nel vecchio continente i segnali di uscita, seppur graduale e ben ponderata, dal QE (politica monetaria ampiamente espansiva messa in atto in questi anni dalla BCE) e l’approssimarsi della chiusura del negoziato sulla Brexit hanno contribuito a portare al pettine i nodi rimasti “latenti”.
Elementi, questi, che hanno inciso a vario livello sui rendimenti dei comparti di FonDemain: il riflesso maggiore si è registrato nella componente azionaria di ciascun portafoglio anche a causa del forte legame (alta correlazione) tra listini azionari a livello globale. Le difficoltà non riguardano peraltro solo le azioni: anche il cosiddetto flight-toquality è, infatti, risultato poco efficace sia per gli asset obbligazionari (a causa dei primi segnali della fine del QE), sia per i tradizionali “beni rifugio” (materie prime in generale).
In questo contesto la diversificazione, non solo di asset class ma anche geografica, ha permesso di farsi apprezzare per il proprio valore aggiunto: la svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro statunitense ha permesso, infatti, agli investimenti extra Euro di incrementare di valore. Questo a testimonianza dell’importanza di un approccio particolarmente prudenziale come quello da sempre ricercato e richiesto da FonDemain nella gestione finanziaria delle risorse.
L’abbondanza di liquidità presente ormai da alcuni anni nei mercati ha rischiato, inoltre, di cambiare il “percepito” di molti investitori portando il rendimento al centro delle scelte di investimento, tralasciando una valutazione del rischio a questo associato. Il 2018 ci ha riportato
alla realtà: l’anestesia del quantitative easing sta finendo i propri effetti e l’avversione al rischio torna ad essere un tema a cui viene dedicata la giusta importanza.
Vediamo come i comparti di FonDemain hanno reagito a questo importante banco di prova:
DINAMICO: è il comparto maggiormente esposto ai mercati azionari che si sono rivelati i più volubili. Il rendimento negativo nel mese pari a -3,05% porta il risultato complessivo da inizio 2018 a -3,11% (rendimento benchmark da inizio anno pari a -2.38%) rientra nelle aspettative se consideriamo il calo in dicembre delle principali asset class. Il comparto, caratterizzato da un maggior profilo di rischio rispetto agli altri, registra una maggior volatilità proprio in queste situazioni, d’altro canto la permanenza di lungo periodo (10-15 anni) nel Dinamico permette agli iscritti di recuperare queste flessioni e di ottenere rendimenti ben più elevati, proprio come è successo per chi, nel primo semestre del 2007, scelse di aderire alla previdenza complementare.
PRUDENTE: il rendimento nel mese è pari a -1,26%, abbassando la performance da inizio anno del -2,57% (rendimento benchmark da inizio anno pari a-1,51%). Il Prudente, comparto scelto dalla maggioranza degli iscritti a FonDemain, è pensato per gli aderenti che abbiano un orizzonte temporale di “medio periodo” (tra i 5 ed i 10 anni). Non spaventa, quindi, il secondo anno chiuso con il segno meno dalla creazione del comparto nel 2004 (il primo segno meno venne registrato giusto 10 anni fa nel 2008) che rileva un rendimento complessivo del 54,81% (rendimento medio annuo pari a circa +3,08%).
GARANTITO: questo mese il comparto assorbe bene le tensioni dei mercati azionari e permette agli iscritti di beneficiare di una certa stabilità. Dicembre chiude a +0,08% portando il risultato da inizio anno a -1,95% (rendimento benchmark da inizio anno +1,86%); un anno che si chiude complessivamente con una marcata performance negativa maturata per lo più nel mese di maggio a seguito delle tensioni dei mercati seguite alla formazione del governo italiano. La presenza della garanzia di restituzione del capitale versato permette agli iscritti più vicini alla pensione di evitare ogni timore sul rendimento finanziario del comparto saltando così a piè pari gli ostacoli e le tensioni di questo 2018.