Commento ai rendimenti – gennaio 2025
Inizio d’anno all’insegna di un tono positivo sulle borse europee, con fasi di rialzo subito dopo il periodo di festività natalizia. Il dato dell’inflazione USA migliore delle attese e le buone trimestrali delle principali banche statunitensi hanno prodotto ulteriore supporto ai mercati. L’insediamento di Trump genera invece maggiori incertezze in particolare sul tema dei dazi. A fine gennaio DeepSeek scuote invece le borse USA. Debole l’area asiatica sulla scia delle incertezze sulla crescita cinese.
Il mese di gennaio.
Dopo le pause legate alle festività natalizie, la prima fase del mese di gennaio è iniziata con un tono positivo e costruttivo, che ha portato a una buona crescita delle principali piazze finanziarie dopo la fase più incerta registrata invece a dicembre. Toniche le borse di Milano, spinta anche dai buoni risultati del settore lusso, e Francoforte, che trova supporto sul lato tecnico toccando temporaneamente i massimi storici.
L’inflazione USA di dicembre ha, poi, fornito ulteriore supporto ai mercati perché il dato ha centrato le attese degli analisti e nello stesso momento si è assistito a un calo dell’inflazione di fondo (al netto dei beni energetici e alimentari), che è scesa in maniera minima, dal 3,3% al 3,2%, ma sufficientemente per diffondere un certo ottimismo, in quanto il valore fornisce supporto alla politica monetaria espansiva e quindi incentrata al taglio dei tassi. Lo stesso dato dell’inflazione ha provocato una reazione sul mercato monetario che ha portato a una riduzione temporanea dei tassi, anticipando di fatto la possibile decurtazione della FED nel periodo giugno-luglio 2025. Un movimento analogo lo si è osservato anche sui treasury, con i tassi dei titoli USA a dieci anni che sono scesi di 13 punti base, con la conseguenza di un apprezzamento dei bond US presenti nei portafogli obbligazionari.
Si tratta, quindi, di un cambio di prospettive degli investitori dopo le incertezze di dicembre, in cui il taglio dei tassi si era verificato ma a fronte di un atteggiamento maggiormente prudenziale da parte della FED.
Dopo una prima metà del mese a tratti euforica, maggiore cautela si riscontra nella seconda metà, a causa delle aspettative legate all’insediamento di Trump e in particolare sulle possibili conseguenze connesse al tema dei dazi. Un primo elemento di attenzione è stato infatti la possibilità di un’introduzione delle tariffe del 25% sulle importazioni USa dal Canada e dal Messico.
Uno “scossone” più importante, ma fortunatamente di breve durata, lo ha dato invece DeepSeek, la startup cinese che ha lanciato uno strumento di intelligenza artificiale, considerato più economico ed efficiente e che ha quindi “impensierito” i principali competitor, tra cui ChatGPT. Gli investitori hanno mostrato pessimismo ed è prevalsa quindi una maggiore tendenza alla vendita dei titoli tecnologici, trascinando di conseguenza al ribasso in particolare il Nasdaq. Pesante, ad esempio, il titolo Nvidia, leader nei chip utilizzati per l’IA e che in un giorno (il 27/1/2025) ha perso il -16,97%. Non è bastato ovviamente il rimbalzo del giorno successivo, pari all’8,93%, per cui la performance di gennaio del colosso tecnologico è rimasta compromessa.
Toni più oscuri invece in area asiatica, con i dati incerti della crescita dell’economia cinese che hanno trascinato al ribasso l’area. Sotto pressione lo yuan che ha toccato i livelli minimi degli ultimi 16 mesi rispetto al dollaro.
Complessivamente gennaio si è chiuso in maniera positiva per i mercati azionari europei e in misura più contenuta per quelli USA, mentre l’area asiatica è risultata penalizzata dall’andamento delle borse cinesi, con Shanghai a primeggiare tra i ribassi (-3,02% in valuta locale).
La componente obbligazionaria nel complesso ha invece beneficiato dei dati sull’inflazione ma nello stesso tempo ha risentito della volatilità sui mercati, soprattutto verso la fine del mese e in particolare sulle incertezze del nuovo mandato di Trump. La curva americana, infatti, tra l’inizio e la fine di gennaio ha registrato solo un modesto ribasso dei tassi, più focalizzato sulle scadenze intermedie. L’Eurozona invece, sotto questo aspetto, mostra un andamento più complesso, con una riduzione dei tassi nelle scadenze brevi e un aumento invece per quelle più lunghe, confermando quindi una situazione di inversione della curva dei tassi che in genere si associa a dinamiche recessive o comunque di debolezza economica.
DINAMICO
Apertura di anno con un buon progresso per il portafoglio a maggiore prevalenza azionaria, grazie ai risultati positivi delle principali borse dell’Eurozona. Il risultato lordo è positivo, pari al +2,12% e superiore al benchmark di riferimento, che invece registra un dato del +1,90%.
PRUDENTE
Un po’ più contenuta ma positiva la performance del comparto Prudente, con il mese di gennaio che chiude con un risultato del +1,41%, migliore rispetto al benchmark che invece si ferma a quota +1,15%.
GARANTITO
Moderatamente positiva la performance del comparto Garantito per effetto dei movimenti poco mossi della componente obbligazionaria. Il portafoglio chiude gennaio con una performance lorda del +0,40%, leggermente più bassa del TFR lordo, che invece registra un dato del +0,56%.
*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.