Commento ai rendimenti – giugno 2024
Area UE: a inizio mese il taglio dei tassi della BCE spinge temporaneamente al rialzo i mercati ma dopo le elezioni europee si assiste a un netto ridimensionamento. In controtendenza gli USA che invece proseguono la crescita su valori record. Resta sempre elevata l’attenzione sull’andamento macroeconomico con un focus particolare su inflazione e politica monetaria.
Il mese di giugno.
Il mese era tutto sommato iniziato bene per le borse UE grazie alla decisione della BCE di abbassare i tassi di 25 bps (dal 4,50% al 4,25%), sostenuta dal buon ridimensionamento dell’inflazione, compreso quella di fondo (che include anche i beni energetici e alimentari). Restano comunque delle incertezze riguardo all’evoluzione futura della stessa che, secondo gli analisti della BCE, dovrebbe attestarsi nel corso del 2024 su un valore medio del 2,5%, quindi ancora sopra il livello target.
In seguito, l’andamento dei mercati nell’Eurozona è risultato almeno in parte condizionato dall’esito delle elezioni europee, da cui in particolare ne è scaturito un indebolimento dei governi francese e tedesco. In Francia i risultati elettorali hanno generato maggiore incertezza e indotto Macron a sciogliere il parlamento e a proclamare nuove elezioni. In Germania l’incertezza è legata alla possibilità che Scholz conservi la propria leadership in parlamento.
La lettura dei mercati finanziari nei confronti delle elezioni europee è stata negativa poiché è prevalso lo scenario di un risultato che determina una potenziale maggiore frammentazione dell’UE, non escludendo l’uscita di altri paesi europei. Il calo, nei giorni successivi al voto, dei principali listini è stato quindi piuttosto importante con ribassi giornalieri medi del -2%. Non si sono invece verificate tensioni particolari sui mercati obbligazionari, con la curva dei tassi dell’Eurozona che ha addirittura subito un abbassamento nei giorni successivi alle elezioni. Fa eccezione solo la curva francese che ha subito un movimento più complesso, con una riduzione dei tassi sulle scadenze a breve e nello stesso momento un aumento sulle scadenze più elevate.
Tendenza totalmente diversa nei mercati USA, i quali, “incuranti” di quanto accadeva oltreoceano, hanno focalizzato l’attenzione sui dati macroeconomici e sulle attese di dinamiche maggiormente espansive della FED. Brilla in particolare l’indice Nasdaq, rappresentativo dei principali titoli tecnologici, che tocca nuovi record storici, beneficiando maggiormente dei dati macro di inizio mese, che mostrano un leggero indebolimento del mercato del lavoro (tasso di disoccupazione di maggio in lieve aumento, dal 3,9% del mese precedente al 4%) mentre alcuni indicatori di attività economica evidenziano anche in questo caso dei rallentamenti. Pesante ad esempio il Chicago PMI, ovvero l’indice dei direttori agli acquisti focalizzato sulla regione di Chicago, che ha mostrato un deludente calo toccando i minimi degli ultimi 4 anni. Notizie macroeconomiche moderatamente negative che però hanno l’effetto, apparentemente paradossale, di fornire supporto ai mercati. I listini azionari reagiscono, infatti, bene a queste news perché un indebolimento dell’economia nazionale potrebbe finalmente spingere la FED ad abbassare i tassi. Allo stesso modo, anche i titoli di Stato trovano consenso tra gli investitori, nell’attesa di un successivo calo dei tassi e di conseguenza di un apprezzamento dei bond presenti nei portafogli obbligazionari.
La FED, comunque, nella riunione di giugno non ha ancora mostrato una direzione ribassista, confermando invece il mantenimento degli attuali tassi. Il timore resta in ogni caso legato al rischio che l’inflazione non riesca più ad attestarsi sul livello target (2%). Il CPI (Consumer price index) di fondo si è attestato ormai su livelli ritenuti non ancora soddisfacenti (2,8%).
Complessivamente, quindi, si sono registrati dei cali nell’area europea, con un dato particolarmente negativo per la Francia (l’indice CAC 40 ha ceduto infatti su base mensile il -6,42%) che sono stati però discretamente compensati dai risultati positivi degli USA, in primis con il Nasdaq, che nel mese ha guadagnato il +5,96% (dato in valuta locale).
Negativa invece l’area asiatica, per effetto, almeno in parte, dei timori di una guerra commerciale con l’Unione Europea, che ha imposto dazi significativi sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi. Perdite comprese tra il -2% di Hong Kong e il -6,59% di Shenzen (dati in valuta locale).
DINAMICO
Moderato rialzo per il comparto, grazie anche al peso dell’azionario USA. Su base mensile il portafoglio registra una performance del +1,88% (leggermente inferiore a quella del benchmark pari al +2,13%), mentre da inizio anno si consolida il rendimento che ora è pari al +6,67%.
PRUDENTE
Il comparto registra un moderato aumento nel mese di giugno, con una crescita del +1,34%. Il benchmark di riferimento ottiene invece un risultato leggermente migliore e pari a +1,54%. Da inizio anno la performance del portafoglio è pari al +4,13%.
GARANTITO
Il comparto consegue un buon risultato mensile, con una performance del +0,67%. Da inizio anno il guadagno del portafoglio è moderatamente positivo, con un dato del +0,62% e con un maggiore avvicinamento rispetto al dato della rivalutazione lorda del TFR.
*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.