Notizie gestione finanziaria Commento ai rendimenti – novembre 2024

Commento ai rendimenti – novembre 2024

Mercati finanziari tonici dopo l’elezione di Trump. Tuttavia è la stessa elezione del neopresidente USA a generare poi timori in particolare in UE e in Asia in merito a un possibile deterioramento dei rapporti commerciali con la Cina. Tra le borse dell’Eurozona cede terreno in particolare Milano, penalizzata tra l’altro anche dallo stacco dei dividendi di numerose società il 18 novembre. Anche la FED mostra qualche segnale di rallentamento della politica monetaria. Risultati di fine mese comunque positivi per la maggior parte delle piazze finanziarie ad eccezione dell’Eurozona.

Il mese di novembre.

L’attesa dei mercati sulle elezioni americane è finalmente giunta al termine il 5 novembre con il ritorno di Donald Trump. La notizia ha dato particolare vigore ai principali mercati finanziari, sia in area USA che in quella dell’Eurozona. Nel commento ai mercati di ottobre, si era infatti ipotizzato un certo posizionamento degli investitori verso una vittoria di Trump e la conferma di questo orientamento ha certamente dato ottimismo alle piazze finanziarie. La conferma di Trump ha generato un’ondata di effetti, non solo sui mercati azionari. I titoli che hanno beneficiato maggiormente sono quelli dei settori tecnologico e finanziario, che più di altri possono beneficiare di una deregolamentazione e dei potenziali tagli fiscali durante il mandato di Trump. Altri effetti del post elezione sono osservabili sul mercato dei titoli di Stato, dove si è assistito a un’impennata temporanea dei tassi dei Treasury (in questo caso l’aumento ha generato di conseguenza perdite momentanee sui bond USA presenti in portafoglio nel periodo) oltre a una crescita del dollaro e del bitcoin.

Gli entusiasmi, tuttavia, sono progressivamente calati in quanto sono ritornati i timori di un possibile deterioramento dei rapporti con la Cina, in particolare dopo le news secondo cui il neopresidente Trump starebbe per dare dei ruoli chiave a due esponenti che in passato hanno mostrato una certa “aggressività” nelle politiche commerciali con la Cina. I cali sono stati quindi diffusi su tutte le borse UE, con Milano penalizzata in particolar modo dal settore lusso (maggiormente esposto al mercato cinese) e, comprensibilmente in area asiatica, con Hong Kong a risentire in maniera più negativa.

Piazza Affari ha poi risentito anche dell’effetto “stacco dividendi” di molte società il 18 novembre. Un aspetto che determina fisiologici cali nei prezzi dei titoli delle società coinvolte.

A pesare ulteriormente sui listini ci hanno pensato anche le parole di Powell, che ha indicato di non avere troppa fretta per il prossimo taglio dei tassi. Il motivo principale è legato al fatto che l’economia USA non mostra al momento segnali di debolezza, se non al massimo un aumento del tasso di disoccupazione, che comunque si è stabilizzato negli ultimi mesi e che mostra in ogni caso un livello basso rispetto al passato; mentre l’inflazione risulta sotto controllo e la FED è fiduciosa nella convergenza del tasso verso il target del 2%, nonostante il lieve aumento (2,3%) registrato sia sui prezzi al consumo che su quelli alla produzione.

Anche nell’Eurozona le attese sull’inflazione hanno evidenziato aumenti contenuti, con la crescita dei prezzi in area UE allineata al target BCE (2% annuo), mentre il dato italiano risulta ancora più ridotto e pari allo 0,9% su base annua (misurazioni di ottobre).

La curva dei tassi, come accennato sopra, ha mostrato un trend al rialzo negli USA, con aumenti su tutte le scadenze ben osservabili almeno fino alla metà del mese di novembre. Dopodiché si è assistito a un’inversione di tendenza alla fine del mese, con un ribasso piuttosto marcato per le scadenze più lunghe, osservabile anche nel caso della curva dei tassi dell’Eurozona.

DINAMICO

Buona la performance del comparto a maggiore prevalenza azionaria, in particolare grazie alla crescita dell’equity USA. Il dato lordo del mese di novembre risulta infatti pari al +3,37%, leggermente inferiore al +3,62% ottenuto dal benchmark. Da inizio anno si consolida significativamente il risultato positivo del portafoglio, con una performance del +12,84% tuttavia inferiore al mercato di riferimento, che invece consegue un risultato del +14,53%.

PRUDENTE

Buona ma più contenuta anche la performance del portafoglio Prudente, con un dato mensile del +2,83%, leggermente migliore rispetto al benchmark (+2,74%). Da inizio anno la performance del portafoglio (+9,91%) si allinea ancora di più a quella del benchmark (+9,96%).

GARANTITO

Positivo anche l’andamento del comparto Garantito, con un risultato mensile del +1,45%, nettamente superiore al valore del parametro di riferimento (+0,12%). Su base annua il portafoglio migliora in maniera significativa rispetto al TFR lordo, conseguendo infatti un risultato del +4,50% rispetto al +2,71% del parametro di riferimento.

*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.