Notizie gestione finanziaria Commento ai rendimenti – marzo 2023

Commento ai rendimenti – marzo 2023

Ritornano le preoccupazioni legate alla tenuta del mondo bancario, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank. I timori si allargano in seguito al coinvolgimento di alcune banche regionali USA. In Eurozona tremano temporaneamente i mercati a causa delle difficoltà finanziarie di Credit Suisse. A fine mese buoni recuperi sulle principali piazze finanziarie.

Il mese di marzo

Nuove turbolenze si presentano all’orizzonte per i mercati finanziari. L’andamento turbolento delle principali piazze finanziarie mondiali è stato causato dal fallimento della Silicon Valley Bank (SVB): uno dei più gravi dissesti dai tempi della crisi del 2008. Le cause di questo default sono almeno in parte legate alla situazione macroeconomica attuale, caratterizzata da inflazione e da tassi di interesse elevati. La banca, essendo una delle principali depositarie dei patrimoni delle start up, ha infatti risentito del ricorso da parte di tali società alla propria liquidità per far fronte all’aumento del costo del denaro. A ciò aggiungasi il mancato allineamento delle scadenze tra passività e attività (il cosiddetto asset and liability management): un errore piuttosto grave, che in situazioni di difficoltà (come quella che è emersa) può generare facilmente problemi di liquidità.Contestualmente a questo evento, si sono verificate altre chiusure, come quella di Signature Bank e di Silvergate Bank, quest’ultima attiva nel settore delle criptovalute.Uno degli elementi scatenanti la fase di panico - fortunatamente temporanea - è consistito nella circostanza che la maggior parte dei depositi (il 90%) erano al di sopra della soglia di garanzia, per cui questo aspetto ha generato un’ondata di chiusure dei conti.

La reazione dei mercati USA è stata negativa ma tutto sommato composta, con perdite piuttosto severe generalmente limitate ai titoli delle società interessate. Nonostante ciò, il mercato ha saputo reagire velocemente, sia per il fatto che non si è verificato un effetto contagio, sia per la risposta rapida alla crisi, tanto che già alla fine del mese è stato annunciato l’acquisto di SVB da parte di First Citizen.

Un po’ più cupo è stato invece il sentiment in Eurozona, perché oltre alle preoccupazioni provenienti dagli USA, si è aggiunto un timore ben più importante sulla tenuta di Credit Suisse. Il crollo del titolo dell’istituto bancario elvetico ha generato un significativo sell-off nell’area intorno alla metà del mese, penalizzando in particolare la borsa di Milano (-1,33% su base mensile), ricca di titoli del settore bancario. Il rischio di un contagio ad altri istituti bancari europei è stato uno dei fattori di maggiore preoccupazione, in particolare per quanto riguarda le banche tedesche, in primis Deutsche Bank.Tuttavia, le reazioni al caso Credit Suisse non sono tardate, dato che la Banca Nazionale Svizzera è venuta in soccorso dell’istituto, rendendosi disponibile a fornire liquidità fino a 50 miliardi di dollari. La vera svolta è però arrivata con l’annuncio dell’acquisizione di Credit Suisse (per 3,25 miliardi di dollari) da parte di UBS: un’azione che ha mitigato i mercati e che ha ricevuto anche un certo consenso da FED e BCE, ma che per altri versi ha aperto alcuni interrogativi: UBS diventerà così un colosso bancario di notevoli dimensioni (a titolo di curiosità, le masse gestite superano di gran lunga il PIL della Svizzera) che potrebbero portare a considerare la banca da “too big to fail” a “too big to save” (da “troppo grande per fallire” a “troppo grande per essere salvata”).

A una prima fase particolarmente volatile coincisa con la metà del mese di marzo, in ragione delle notizie sopracitate, è seguita  una fase di distensione. Nonostante il forte stress generato sui mercati dai timori sulla tenuta del sistema bancario, la maggior parte delle piazze finanziarie mondiali è riuscita a recuperare le perdite di metà mese, per chiudere in territorio moderatamente positivo, anche grazie al fatto che l’inflazione ha mostrato nuovamente un trend al ribasso e che il rialzo dei tassi di 25 bps (dal 4,75% al 5%) intervenuto nel mese ha confermato le attese, le quali confidano anche nel fatto che gli interventi monetari restrittivi possano giungere a termine in breve tempo.

DINAMICO

Il comparto è stato penalizzato maggiormente dall’aumento della volatilità che ha interessato la componente azionaria. Tuttavia, grazie al buon recupero di fine mese, il portafoglio chiude il mese con un rendimento dell’1,55%, mentre il benchmark di riferimento archivia il mese con un progresso dell’1,77%.

PRUDENTE

Anche il comparto Prudente, nonostante le turbolenze finanziarie, ha chiuso il mese con un buon progresso dell’1,24% (su base mensile), sostanzialmente in linea con il benchmark di riferimento (1,30%).

GARANTITO

Buona anche la performance del portafoglio del comparto Garantito, che nel mese segna un +1,10%, mentre il rendimento del parametro di riferimento cresce in modo più moderato (0,13%) a causa del rallentamento dell’inflazione. Anche su base annua il comparto torna in territorio positivo (0,24%) recuperando parzialmente il gap con il TFR lordo.

*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.