Commento ai rendimenti – febbraio 2023
Dopo la buona partenza di gennaio, ritorna l’incertezza sui mercati finanziari. Dinamiche inflazionistiche, incrementi dei tassi di rendimento e tensioni geopolitiche tra USA e Cina preoccupano di nuovo gli investitori.
Il mese di febbraio
I buoni progressi registrati nel corso del mese di gennaio sono stati parzialmente insidiati da una riacutizzazione delle incertezze legate all’inflazione e alle strette monetarie in atto, con la conseguenza di un aumento dei timori di una possibile fase recessiva. Ritornano anche le preoccupazioni sul piano geopolitico, non solo per quanto riguarda l’evoluzione della guerra in Ucraina, ma anche quelle relative alle tensioni tra USA e Cina, dopo la vicenda dell’abbattimento di un pallone-spia cinese in territorio statunitense.
L’attenzione degli investitori si è comunque incentrata, in gran parte, sui timori di ulteriori rialzi dei tassi che sembrano ormai dati per scontati anche per i prossimi mesi, ma che generano, in ogni caso, una situazione di incertezza in merito alla tenuta delle principali economie. L’inflazione, pur mostrando dei segnali di rallentamento rispetto agli ultimi mesi del 2022, risulta ancora su livelli piuttosto elevati facendo presagire che le Banche centrali possano ancora azzardare qualche manovra restrittiva.
Restano penalizzati maggiormente i mercati finanziari americani che chiudono il mese con perdite moderate. A titolo di esempio il Nasdaq cede un -1,11%, mentre l’indice S&P 500 registra una performance del -2,61%. Tale andamento contrasta invece con la discreta performance dell’azionario europeo, che si è difeso meglio, riuscendo a chiudere il mese in territorio positivo. Piazza Affari chiude marzo con un risultato del +3,30%, confortata anche dai dati trimestrali piuttosto buoni di alcune società, mentre i rendimenti della componente obbligazionaria restano un po’ sotto pressione a causa delle aspettative di ulteriori rialzi dei tassi nei prossimi mesi.
Sul fronte macro, invece, il tema principale resta ancora quello dell’inflazione. A febbraio il dato italiano ha registrato un decremento rispetto al mese precedente passando dal 10% di gennaio al 9,2% (dati calcolati su base annua). La riduzione è in gran parte legata alla flessione dei prezzi dei beni energetici regolamentati. Se si esclude questa componente (oltre a quella dei beni alimentari, ovvero la cosiddetta inflazione “core”) si nota tuttavia una realtà un po’ diversa. Il valore dell’inflazione, in questo caso, registra una leggera tendenza al rialzo passando dal 6% di gennaio al 6,4% di questo mese. I dati evidenziano quindi che la strada per ritornare alla “normalità”, ovvero ad un livello di inflazione vicino ai target delle banche centrali (generalmente il 2%), è ancora lontana, per cui, molto probabilmente, serviranno ancora parecchi mesi per raggiungere questo obiettivo.
DINAMICO
Il comparto risente in maniera moderatamente negativa dell’andamento contrastato della componente azionaria nel corso del mese. Il risultato è infatti pari al -1,88% con un dato del benchmark che risulta invece pari al -1,35%.
PRUDENTE
Anche questo comparto riflette le preoccupazioni dei mercati evidenziate durante il mese, tuttavia la flessione risulta leggermente meno importante rispetto al Comparto Dinamico, data la presenza più ridotta della componente azionaria. La performance mensile è pari al -1,46% e risulta vicina a quella del benchmark (-1,30%).
GARANTITO
Il portafoglio risulta penalizzato dall’incertezza legata alla componente obbligazionaria, che risulta ancora sotto pressione per effetto delle attese di rialzo dei tassi come conseguenza del proseguimento della politica restrittiva da parte delle Banche centrali. Il risultato di fine mese è pari al -0,67%, mentre il parametro di riferimento (TFR lordo) cresce dello 0,24%.
*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.