Commento ai rendimenti – Giugno 2022
Il tasso di inflazione continua a crescere e le azioni di contrasto al fenomeno divengono prioritarie per le banche centrali. Inevitabile la reazione dei mercati azionari che, in attesa degli sviluppi, iniziano a scontare scenari recessivi, mentre si palesa il rischio di una ridotta efficienza degli interventi della BCE di fronte alle differenze nel tasso di indebitamento dei paesi dell’Eurozona.
Il mese di giugno
L’inflazione rimane a livelli elevati ed evidenzia ulteriori trend al rialzo. Si rilevano alcuni segnali preoccupanti che supportano i timori di un rallentamento economico, se non di recessione. I dati statistici attestano una diminuzione delle attività produttive che risultano fortemente compromesse dalle ormai consolidate incertezze legate alla guerra in Ucraina e alla crisi della catena di approvvigionamento su scala globale. D’altro canto, le condizioni di accesso al credito, sia per le imprese sia per i privati, diventano sempre più stringenti, costituendo un altro elemento di possibile rallentamento delle attività economiche e del mercato immobiliare.
Le autorità monetarie statunitensi scendono in campo con un deciso incremento dei tassi di rifinanziamento, dichiarando che sono intenzionate a contenere il tasso di inflazione ad ogni costo. Sull’altro piatto della bilancia si colloca il sostegno alla crescita economica che non potrà che essere sacrificato. Nel caso in cui le politiche restrittive monetarie si rivelino efficienti e abbiano un tempestivo e significativo impatto sull’andamento dei prezzi a consumo, gli investitori potranno tirare un sospiro di sollievo, in quanto i mercati obbligazionari potranno tornare a registrare dei recuperi, limitando così le perdite verso cui sono destinati, invece, i mercati azionari.
L’intervento della Fed ha scatenato il movimento dei tassi di interesse anche sui titoli dei paesi dell’Eurozona, evidenziando l’elevata differenziazione dei tassi tra i paesi legata alla diversa posizione debitoria. I primi a soffrire sono stati i paesi periferici dell’Unione monetaria, Italia compresa. Lo spread tra i tassi, a 10 anni, italiani e tedeschi ha registrato un aumento allarmante. La BCE, a fronte delle tensioni e delle evidenti criticità che stavano travolgendo i mercati obbligazionari Euro, ha indetto una riunione di emergenza per fornire una risposta sui possibili interventi a sostegno di tutti i paesi dell’Eurozona e non solo di quelli virtuosi. La successiva dichiarazione della Presidente Lagarde faceva presente la disponibilità della BCE a utilizzare tutti gli istrumenti a propria disposizione per evitare l’impennata dell’inflazione, nonché l’impegno ad attuare un meccanismo apposito a sostegno dei paesi fortemente indebitati. Ciò è bastato a invertire l’andamento dei mercati obbligazionari dove, nella seconda metà del mese, sono apparsi i primi segni di lievi recuperi.
Il susseguirsi di eventi, spesso imprevedibili e opposti nell’immaginario comune del mondo degli investitori, ha determinato elevati livelli di volatilità su tutti i mercati, rendendo particolarmente difficoltosa l’attuazione di qualsiasi strategia di investimento a medio-lungo termine. La riallocazione dei portafogli finanziari fornirà un valore aggiunto solo in presenza di segnali di stabilizzazione dei tassi di interesse e delle quotazioni dei titoli. In un quadro di particolare incertezza, le risorse continuano a concentrarsi sui titoli dei paesi sviluppati e sui titoli dei settori ciclici, che tradizionalmente sono più resilienti di fronte alle avversità.
Relativamente alle gestioni del Fondo Pensione FONDEMAIN, l’andamento al ribasso dei mercati finanziari si riflette anche nei risultai ottenuti dai tre comparti:
DINAMICO. Il comparto registra una flessione del -12,77% da inizio anno, con un excess return negativo pari al -0,64%. Il maggior contributo negativo proviene dai titoli azionari USA e del Nord America, anche se la caduta risulta trasversale a prescindere dall’area geografica e del settore economico di appartenenza.
PRUDENTE. Da inizio anno si registra una perdita del -11,12%, con un excess return negativo pari al -0,53%. Il comparto, prevalentemente obbligazionario, risulta particolarmente sensibile al rischio di incremento dei tassi di interesse. Nel mese di giugno il maggior contributo negativo è stato registrato in relazione alla componente High Yield e a quella dei titoli obbligazionari dei paesi emergenti.
GARANTITO. Si allarga ancora leggermente la perdita da inizio anno, che si attesta a quota -0,36%. Il confronto con il TFR lordo, determinato dall’andamento del tasso di inflazione, segna inevitabilmente un divario significativo tra la performance del portafoglio e quella del parametro di riferimento, che su base annua si attesta al +4,77%. Si sta dimostrando efficace, invece, la strategia volta ad incrementare la componente liquida del portafoglio (31,4%).
*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.