Commento ai rendimenti – Maggio 2022
Inflazione: persistono i timori degli investitori legati al forte aumento dei prezzi. Le banche centrali iniziano ad intervenire, con la FED che alza i tassi di 50 bps, e i mercati non reagiscono particolarmente bene; il tutto in un contesto di elevata volatilità. Migliora il sentiment invece in area asiatica dopo le prospettive di fine delle restrizioni anti Covid.
Il mese di maggio
Il mese è stato caratterizzato da una fase iniziale di ribasso, soprattutto per quanto riguarda i mercati finanziari USA. La principale preoccupazione ha riguardato il tema dell’inflazione, che mostrando una spinta al rialzo ancora piuttosto forte, lascia presagire che la stretta monetaria potrebbe essere più importante del previsto. Gli ultimi dati pubblicati mostrano, infatti, che alla fine di maggio l’inflazione italiana ha toccato un nuovo picco pari al +6,9% su base annua, spinta dall’aumento dei prezzi delle risorse energetiche. Un valore addirittura superiore viene registrazione dall’inflazione nell’Eurozona, che tocca quota +8,1% su base annua. Tuttavia, i dati macroeconomici positivi hanno dato un certo supporto ai mercati, in particolare verso la fine del mese, quando la maggior parte delle borse mondiali ha assistito a un discreto rimbalzo. Recupero che si è mostrato più deciso nei mercati asiatici, dove la stabilizzazione dei contagi ha determinato la graduale rimozione dei lockdown verso la fine del mese, generando quindi un certo ottimismo sulle principali borse cinesi.
Anche i mercati obbligazionari hanno risentito del clima di incertezza dovuto all’impatto delle politiche monetarie e della crescita sostenuta dei prezzi. In generale, lo scenario di un rallentamento della crescita economica ha avuto un certo impatto sulla curva dei tassi, in particolare per quanto riguarda i paesi periferici. La percezione tra gli investitori è che il mercato obbligazionario abbia già ampiamente scontato un incremento dei tassi superiore rispetto a quanto già effettuato dalle banche centrali; tuttavia, l’incertezza risiede proprio nell’efficacia delle politiche monetarie nel senso che non si sa se, con l’inflazione galoppante in tutti i paesi sviluppati, siano sufficienti le mosse di stretta monetaria previste dalle banche centrali. Questo ha quindi un impatto negativo sull’andamento dei principali mercati obbligazionari che, rispetto all’inizio dell’anno, mostrano dei risultati negativi.
Relativamente alle gestioni del Fondo Pensione FONDEMAIN, l’andamento al ribasso dei mercati finanziari si riflette anche nei risultati ottenuti dai tre comparti:
DINAMICO. Il comparto registra una flessione del -8,88% da inizio anno, con un excess return negativo pari al -0,50%. L’andamento è determinato in particolare dalla bassa performance della componente equity USA e Nord America, ma anche in parte dal debito governativo dell’Eurozona.
PRUDENTE. Da inizio anno si registra una perdita del -7,92%, con un excess return negativo pari al -0,36%. In questo comparto l’effetto del rialzo dei tassi ha determinato in gran parte le perdite registrate da inizio anno, concentratesi maggiormente sulla componente obbligazionaria rappresentativa dei mercati emergenti e della parte high yield.
GARANTITO. Si allarga ancora leggermente la perdita da inizio anno, che si attesta a quota -0,46%. Il confronto con il TFR, sostenuto in maniera significativa dall’inflazione, evidenzia comprensibilmente un divario significativo tra la performance del portafoglio e quella del parametro di riferimento, che su base annua si attesta al +3,73%.
*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.